Alla scrittrice libanese è stato assegnato, per il romanzo “Corriere di notte”, il più importante premio per la letteratura araba. Solo una volta aveva vinto una donna, la saudita Raja Alem.
E’ stata una donna, la scrittrice libanese Hoda Barakat, per il romanzo “Corriere di notte” (La Nave di Teseo, da oggi nelle librerie italiane), ad aggiudicarsi l’International Prize for Arabic Fiction (Ipaf) 2019. Si tratta del più importante premio per la letteratura araba, una sorta di Nobel arabo, istituito nel 2007 dal Dipartimento Cultura e Turismo di Abu Dhabi con il fine di far conoscere nel resto del mondo gli autori arabi più rappresentativi. In precedenza, nel 2011, solo una volta aveva vinto una donna, la saudita Raja Alem, però in ex equo con il marocchino Mohammed Achaari.
Hoda Barakat, che a inizio settimana è stata in Italia dove ha preso parte a La Milanesiana, è nata nel 1952 nel Nord del Libano. Ha vissuto a Beirut dove nel 1975 si è laureata in letteratura araba. Si è poi trasferita a Parigi dove vive stabilmente dal 1989 e lavora anche come giornalista.
“Corriere di notte” è una storia di comunicazione umana interrotta, nonostante oggi ci siano i social media a tenerci, almeno tecnicamente, sempre in contatto. Ci fa capire che la tecnologia da sola non basta. Non solo, può anche creare o aggravare la solitudine dell’individuo. Una realtà globale che riguarda l’Occidente come il Medio oriente in cui è nata e cresciuta la scrittrice.
Barakat divenne famosa per il romanzo “L’ uomo che arava le acque” (Ponte delle Grazie, 2003) in cui ha raccontato il popolo libanese, fin dalle sue origini.
A cominciare dai fenici, abili a tracciare la scia in mare, dritta come un aratro, ma che poi spariva, non lasciava tracce. Una metafora con la quale Barakat ha spiegato la vicenda del popolo libanese, schiacciato da decenni in guerre fratricide, e che rischia di non segnare in alcun modo la storia del mondo.