A San Tommaso Moro l’incontro con la responsabile del progetto Clelia Piperno. Il software “Traduco”, creato dal Cnr. Don Celli: «Un abbraccio tra fratelli» .
Paola Proietti 21 Febbraio 2019
«I libri non si abbandonano. Si può tornare a leggere lo stesso brano molte volte e trovarci infinite cose che prima non avevamo compreso. Ogni volta che affronto il Talmud trovo nuove domande». È con questo spirito di sfida che Clelia Piperno, docente di diritto costituzionale dell’Università di Teramo, due anni fa ha iniziato la sua avventura tra le righe del Talmud Babilonese. Il progetto era ambizioso e anche costoso ma lei non ci ha pensato neanche un attimo a rinunciare: tradurre il Talmud in lingua italiana. Affiancata da 70 traduttori, giovani universitari ed esperti in formazione, quest’ultimi guidati dal rabbino Gianfranco Di Segni, grazie all’aiuto del software “Traduco” – creato dall’Istituto di Linguistica computazionale del Cnr -, il Talmud Babilonese in italiano è una realtà. Il progetto è sostenuto dal ministero dell’Istruzione università e ricerca e dal Consiglio nazionale delle ricerche e, attualmente, è in corso la traduzione del terzo volume.
Per spiegare questo studio ambizioso, ieri, 20 febbraio, si è tenuto un incontro nella parrocchia di San Tommaso Moro, a cui hanno partecipato la professoressa Piperno, il rabbino Gad Fernando Piperno e monsignor Andrea Celli, parroco di San Tommaso Moro. Il Talmud è il testo fondamentale, dopo la Torà, del mondo ebraico. Comprende una vasta e complessa raccolta d’insegnamenti di maestri ebrei vissuti tra il primo e quinto secolo dopo Cristo. A spiegarne la storia è stato il rabbino Gad Fernando Piperno: «Dopo aver raccolto le leggi fondamentali della Torà in un codice, i rabbini dell’epoca hanno discusso e approfondito queste leggi tra loro e all’interno delle accademie dedicate. Queste discussioni sono state in un primo momento tramandate oralmente e poi messe per iscritto». Dentro il Talmud «troviamo tutto: scienza, astronomia, agricoltura, economia domestica, rapporti coniugali, etica, diritto civile e penale, e molto altro. È un testo ampio e difficile, a volte criptico, spesso in due parole si racchiude un solo concetto che può essere di difficile interpretazione anche per noi “addetti ai lavori”». Contiene lo stile di vita ebraico, che parte dalla Torà, e si basa sull’interpretazione che i maestri di Israele ne hanno dato. «Il Talmud è, per la maggior parte, una sequela di discussioni – ha spiegato Piperno – che poi arriva a punti fermi ma la parte importante è proprio la discussione stessa. La forza di questo testo è saper discutere, saper parlare. Io devo lottare per quello in cui credo ma anche essere pronto a riconoscere i meriti degli altri».
Per Clelia Pipreno l’idea di lanciarsi in questa avventura è arrivata durante un periodo di riabilitazione successivo ad un coma: «Secondo me gli italiani erano stati privati di uno dei testi più importante della cultura mondiale – ha spiegato -. L’idea che non ci fosse più dal 1553 in Italia per me era inconcepibile». Col tempo il progetto è diventato una squadra, poi sono arrivati i fondi e gli inviti alle Nazioni Unite e al Congresso American. «Il Talmud accoglie tutti i pensieri – spiega la professoressa -. È un luogo dove impari, dove sei accolto anche se la pensi in modo diverso». Per Monsignor Celli «l’incontro di questa sera è stato un abbraccio tra fratelli, sul cammino dell’armonia e dell’amicizia che ha come basi i valori comuni. Il tutto con l’unico fine di promuovere “l’essere uomo”».