Il cinese è così difficile che non lo sanno nemmeno i cinesi – almeno, se ci si limita al campo della scrittura. Lo dimostra questo istruttivo video di Asian Boss: in una normale strada cinese l’intervistatrice, anche lei cinese, ferma degli ignari passanti (cinesi), li interroga sulle loro competenze grammaticali di cinese (e tutti sostengono di essere ferrati) e poi, perfida, li sottopone al test di cinese: devono scrivere, senza errori, qualche parola di uso comune.
Risultato? Nessuno riesce a imbroccarle tutte.
Come è possibile? Da un lato – e vanno perdonati per questo – il sistema di scrittura cinese è complicato e, soprattutto, è stato creato apposta per esserlo. Con i suoi 50mila caratteri (ma secondo altri sono ben 80mila) non consente di essere conosciuto nella sua interezza. Un vocabolario normale ne comprende 20mila, mentre una persona, per esprimersi con correttezza e pienezza in tutte le situazioni della vita, può accontentarsi di ottomila. Per leggere un giornale ne servono solo due-tremila. A noi, per fortuna, bastano 26 segni per poter descrivere tutte le parole esistenti (e anche quelle inesistenti).
Dall’altro lato, nell’iperdigitalizzata Cina, la scrittura a penna (mezzo usato nel video) è utilizzata solo a scuola. Una volta fuori, tutti scrivono e comunicano solo attraverso strumenti elettronici, smartphone e computer. Questo permette loro di mantenere inalterata la loro capacità di leggere e riconoscere i segni, ma di perdere quella di elaborarli. “Quante stanghette ha “uccello”?”. Tante, visto che il segno è questo: 鳥. E in cinese semplificato è questo: 鸟.
Insomma, un po’ la tecnologia, un po’ la lingua stessa costringono i cinesi a fare errori più o meno ogni volta che scrivono a penna. Un problema che quaggiù, dal basso della nostra semplice e democratica scrittura alfabetica, non abbiamo (forse).
Come è possibile? Da un lato – e vanno perdonati per questo – il sistema di scrittura cinese è complicato e, soprattutto, è stato creato apposta per esserlo. Con i suoi 50mila caratteri (ma secondo altri sono ben 80mila) non consente di essere conosciuto nella sua interezza. Un vocabolario normale ne comprende 20mila, mentre una persona, per esprimersi con correttezza e pienezza in tutte le situazioni della vita, può accontentarsi di ottomila. Per leggere un giornale ne servono solo due-tremila. A noi, per fortuna, bastano 26 segni per poter descrivere tutte le parole esistenti (e anche quelle inesistenti).
Dall’altro lato, nell’iperdigitalizzata Cina, la scrittura a penna (mezzo usato nel video) è utilizzata solo a scuola. Una volta fuori, tutti scrivono e comunicano solo attraverso strumenti elettronici, smartphone e computer. Questo permette loro di mantenere inalterata la loro capacità di leggere e riconoscere i segni, ma di perdere quella di elaborarli. “Quante stanghette ha “uccello”?”. Tante, visto che il segno è questo: 鳥. E in cinese semplificato è questo: 鸟.
Insomma, un po’ la tecnologia, un po’ la lingua stessa costringono i cinesi a fare errori più o meno ogni volta che scrivono a penna. Un problema che quaggiù, dal basso della nostra semplice e democratica scrittura alfabetica, non abbiamo (forse).