Di Milena Rampoldi, ProMosaik, 23 aprile 2021. Ecco la mia intervista con il giornalista e scrittore Giulio Di Luzio. Di recente ProMosaik LAPH ha pubblicato il suo libro sul razzismo, ovvero sull’Apartheid all’italiana. Abbiamo parlato del titolo del libro, del fenomeno e della sua gravità poco riconosciuta dall’opinione pubblica.
https://www.epubli.de/myaccount/publikation/112687/details
Perché hai scelto di intitolare il tuo libro “Apartheid all’Italiana”?
Dalla fine degli Ottanta l’Italia interviene in materia di immigrazione con una legislazione schiacciata sull’ossessione dell’emergenza, dell’invasione e dell’ordine pubblico. Questa impostazione non è cambiata sino ai nostri giorni, dando una lettura securitaria a un fenomeno, appunto le migrazioni, che nel Belpaese non ha mai raggiunto soglie emergenziali.
Che miti vorresti sfatare con questo libro?
Il mito delle ipocrite presuntività, quello di un Paese mite e accogliente, mammone e sentimentalista, del mandolino, della pizza e degli spaghetti. Viceversa l’Italia ha dimostrato in questi 40 anni di immigrazione un grumo cinico e vendicativo alla base del suo modo di porsi rispetto ai migranti, giunti sul suolo patrio. E non parlo solo della classe politica consociativa e trasversale, da destra a sinistra, ma anche del mondo dell’informazione ormai genuflesso ai diktat dei politici.
Cosa intendi col titolo che dai all’ultimo capitolo “Non è che l’inizio”?
Che il fenomeno epocale delle migrazioni nel mondo non si arresterà mai, in quanto direttamente collegato agli squilibri demografici, ambientali e politici, determinati dalle potenze occidentali con la loro manìa di egemonia e neocolonialismo sui Paesi poveri, i quali oggi chiedono un posto alla tavola dei ricchi del pianeta, che hanno depredato le loro terre. E che ben presto i popoli oppressi chiederanno conto dei genocidi perpretati dall’imperialismo dell’Occidente ai loro danni
Che forme di razzismo si ritrovano in Italia?
Il libro su questo è puntuale e rigoroso con documenti incontrovertibili e dati scientifici. Il razzismo italiano si costruisce in Parlamento con una legislazione discriminatoria e trova nei media meanstream egemoni una sponda propagandistica, capace di condizionare l’opinione pubblica nella percezione del fenomeno.
Che impatto ha il Covid sul panorama razzista del nostro paese?
Sicuramente peggiorativo in quanto le restrizioni delle libertà individuali e collettive stanno ricadendo pesantemente sugli spazi di vita reale dei migranti, ai quali lo Stato resta indifferente e i media rispondono con narrazioni truccate, che inducono gli italiani ad aumentare la diffidenza verso i nuovi arrivati.
Spiegaci che rapporto vedi tra capitalismo, neo-imperialismo e razzismo nel nostro paese.
Il razzismo è una delle espressioni della visione del mondo propria del capitalismo e delle forme egemoniche di rapina e occupazione delle terre e delle ricchezze dei paesi poveri, che chiamiamo imperialismo. L’Italia è un anello di questa catena, che non può che generare discriminazione razziale.