Il romanzo rosa è uno dei generi di romanzo di maggior successo commerciale, motivo per cui ci soffermiamo ancora dopo averne già definito le caratteristiche in un altro nostro articolo.
Qui ci proponiamo di elencare 5 autrici italiane che hanno fatto la storia di questo genere.
Che cos’è il romanzo rosa
Ai fini della lettura di questo articolo, ritorniamo brevemente sulla definizione del genere “romanzo rosa”.
Il romanzo rosa si caratterizza principalmente per il target di lettori. Esso è rivolto alle donne, e da sempre si è posto l’obiettivo di rappresentare il desiderio sessuale della donna, desiderio fino a poco tempo fa represso se non, addirittura, negato.
Il mondo al centro di questo genere di romanzo è il “loveworld”, il mondo dell’amore. La figura archetipica che si cela dietro le protagoniste è Cenerentola, come si evince dai seguenti elementi che condiscono le storie: infelicità, rivali malvagi, prove da affrontare, il comportamento virtuoso che aiuta a raggiungere l’obiettivo finale, il matrimonio felice con un principe azzurro.
Liala (1897-1995), la vera iniziatrice del romanzo rosa, autrice di oltre settanta romanzi che hanno venduto milioni di copie in tutto io mondo, ha codificato il genere usando formule fisse e ripetitive.
1. Carolina Invernizio (Voghera, 1851; Cuneo, 1916)
Carolina Invernizio nasce nel 1851 a Voghera, da Anna Tattoni e Ferdinando Invernizio, funzionario delle imposte.
Nel 1865 la famiglia si trasferisce a Firenze. La Invernizio frequenta l’Istituto Tecnico Magistrale. Rischia di essere espulsa a causa di un racconto che pubblica sul giornale della scuola, racconto giudicato scandaloso.
Nel 1881 sposa un ufficiale dei bersaglieri, Marcello Quinterno, dal quale ha una figlia. È moglie e madre dai valori tradizionali. La sua vita non viene influenzata dal clamoroso successo letterario, un successo, tra l’altro, che non le porta particolare giovamento dal punto di vista economico.
Tornato il marito dall’Abissinia nel 1896, la scrittrice si trasferisce a Torino.
Nel 1914, spostatasi a Cuneo, apre un salotto culturale a via Barbaroux.
Muore a Cuneo, o forse a Torino, nel 1916.
Carolina Invernizio, con i suoi oltre 130 libri pubblicati, è stata la scrittrice italiana più prolifica.
Esordisce con una novella nel 1876. Il suo primo romanzo, Rina o l’angelo delle Alpi, è stato pubblicato da Salani l’anno successivo. Con Salani stipula, nel 1907, un contratto di esclusiva.
Carolina Invernizio anticipa, nella sua produzione, molte delle caratteristiche che avrebbero in seguito contraddistinto il genere rosa. Ha pubblicato romanzi d’appendice sui temi di amore e odio. Le storie sono spesso improbabili, c’è una contrapposizione troppo marcata tra eroi positivi e personaggi negativi.
Di molti suoi libri sono state fatte trasposizioni cinematografiche. Diverse sue opere sono state tradotte, soprattutto in America Latina.
Antonio Gramsci (1891-1937) l’ha definita “onesta gallina della letteratura popolare”. È stata soprannominata “la casalinga di Voghera”, da cui l’espressione oggi di uso comune.
2. Liala (Carate Lario, 1897; Varese, 1995)
Amalia Liana Negretti Odescalchi nasce nel 1897 a Carate Lario, provincia di Como, da famiglia altolocata seppur non ricca. Si sposa con il marchese Pompeo Cambiasi col quale, prima di separarsi, ha due figlie.
L’amore della sua vita è con il marchese Vittorio Centurione Scotto, ufficiale della Regia Aeronautica, più giovane di lei di tre anni. Il marchese, conquistato il record mondiale in altitudine con idrovolante, può partecipare alla Coppa Schneider del 1926. Muore lo stesso anno durante un allenamento, precipitando nel lago di Varese.
La tragedia la induce a scrivere, così nel 1931 pubblica per Mondadori il suo primo romanzo, Signorsì. Ottiene subito successo e da lì inizia una carriera di scrittrice prolifica – pubblica una settantina di libri – e di enorme fortuna commerciale.
Il nome Liala le è stato dato da Gabriele D’Annunzio (1863-1938): il poeta ha voluto che esso contenesse un riferimento all’ala.
Gran parte dei suoi primi libri sono segnati dalle sue esperienze di vita, dall’amore perduto prematuramente e dal successivo amore con il tenente colonnello Pietro Sordi. I protagonisti sono valorosi, il contesto è l’ambiente militare, le protagoniste femminili sono diverse versioni della stessa autrice. Di fatto questa sua produzione è enormemente influenzata soprattutto dalla passione per Vittorio Centurione Scotto.
Dal 1946 al 1950 dirige la rivista, edita da Mondadori, Confidenze di Liala.
Dagli anni Cinquanta la sua produzione letteraria perde l’impronta autobiografica della produzione precedente. Diminuiscono anche le descrizioni di ambienti altoborghesi e aristocratici; Liala volge la sua attenzione anche alle realtà provinciale e contadina.
Liala muore a Varese nel 1995.
La critica non l’ha mai apprezzata: è considerata una scrittrice di genere rosa in senso dispregiativo; la sua produzione è commerciale, per il pubblico femminile, il tono delle sue storie è melenso. Lo stile piano e elegante viene sottovalutato.
3. Brunella Gasperini (Milano, 1918; Milano, 1979)
Brunella Gasperini nasce a Milano nel 1918. Laureata in lettere classiche e filosofia, nel dopoguerra intraprende per un breve periodo la carriera di insegnante. Intanto si è sposata, un matrimonio durante il quale ha tre figli, il primo morto piccolo sotto i bombardamenti.
Dagli anni Cinquanta collabora con il «Corriere della Sera» e con alcuni periodici della Rizzoli. La sua visione della condizione femminile e di altri grandi temi è progressista, in anticipo con i tempi.
Pubblica per venticinque anni, sulla rivista femminile «Annabella», la rubrica Ditelo a Brunella. Si tratta di un dialogo con i lettori sui grandi temi della società italiana novecentesca: divorzio, aborto, famiglia, politica. Sulla rivista «Novella» tiene la rubrica Lettere a Candida.
Pubblica il suo primo romanzo solo nel 1956: è L’estate dei bisbigli, uscito in precedenza a puntate su «Annabella».
È una scrittrice ironica, autrice di opere di genere rosa ma anche di cronache umoristiche, diari, manuali di buone maniere, recensioni televisive e cinematografiche.
I suoi libri sono stati tradotti in diverse lingue.
Rispetto alle sue colleghe di genere, Brunella Gasperini ha ottenuto buoni riconoscimenti dalla critica. Ne hanno scritto bene, tra gli altri: Franco Cordelli (1943), Oreste Del Buono (1923-2003) e Vittorio Spinazzola (1930).
4. Maria Venturi (Firenze, 1933)
Maria Venturi nasce a Firenze nel 1933. Dai 7 anni vive a Brescia.
Ottiene la maturità classica e si laurea in lettere antiche. Si sposa e diventa madre di due gemelle.
Pubblica i primi racconti su «Novella», un giornale di narrativa diretto dal giornalista e scrittore Giorgio Scerbanenco (1911-1969).
Invia otto cartelle di un romanzo a Italo Calvino (1923-1985), collaboratore della casa editrice Einaudi, il quale la invita a terminare la stesura. Ma la Venturi abbandona il romanzo per dedicarsi al giornalismo presso «Novella». Il nuovo direttore, Enzo Biagi (1920-2007), trasforma il giornale in un rotocalco di attualità e assume in via regolare e definitiva, dopo il praticantato, la giornalista.
Diventata giornalista professionista, Maria Venturi per due anni è inviata insieme a Sandro Mayer (1940-2018).
Nel 1979 Maria Venturi è direttore di «Novella 2000».
Nel 1981 è direttore di «Annabella», poi diventata «Anna».
Lasciata la direzione di «Anna» nel 1986, Maria Venturi intraprende collaborazioni con diverse riviste.
Oreste Del Buono, che lavora per la Rizzoli, la spinge a scrivere un romanzo romantico, popolare. Le fa leggere autrici americane di genere romance di eccezionale successo commerciale: Judith Krantz (1928-2019), Barbara Taylor Bradford (1933) e Danielle Steel (1947). Pubblica così, nel 1984, Storia d’amore: diventa un best-seller e nel 1987 ne è tratta una serie televisiva.
Nei primi anni Novanta la Venturi pubblica altri tre romanzi di successo che diventano anche serie televisive: La storia spezzata (1992), La moglie nella cornice (1992) e Il cielo non cade mai (1993).
Crea i soggetti di serie televisive di successo: Incantesimo (1998), Orgoglio (2004), Butta la luna (2006) e Paura di amare (2010).
Intanto la carriera giornalistica viene coronata, nel 1997, dal conseguimento del premio Saint Vincent.
Nel 2011 intraprende la rubrica Lezione d’amore per «Oggi».
Attualmente è tra le più importanti scrittrici di genere rosa.
5. Sveva Casati Modignani
Sveva Casati Modignani è uno pseudonimo. A usarlo sono Bice Cairati (1938) e il marito Nullo Cantaroni (1928-2004). Cantaroni, però, collabora solo ai primi tre romanzi: è costretto a ritirarsi perché affetto dalla malattia di Parkinson. Bice Cairati resta l’unica autrice.
Bice Cairati nasce a Milano nel 1938. Il padre, un commerciante, la introduce alla lettura.
Abbandonata l’Università – frequentava la facoltà di lingue – lavora come segretaria in un ufficio di rappresentanza commerciale di birre. Ha abbandonato gli studi a causa della madre che, non avendo sufficienti disponibilità economiche, ha preferito investire sugli studi del fratello di Bice.
La Cairati lavora nella Galleria del Naviglio di Carlo Cardazzo (1908-1963) e poi, dal 1965, come pubblicista per il quotidiano «La Notte».
Collabora con altri giornali e riviste: «Lo Specchio», «Il Milanese» e «L’Europeo».
Nel 1971 sposa Nullo Cantaroni, giornalista conosciuto a Parigi nel 1960.
Nel 1981 pubblicano insieme il primo romanzo: Anna dagli occhi verdi.
Lo pseudonimo è stato scelto da Tiziano Barbieri Torriani, editore della Sperling & Kupfer, con l’obiettivo di conferire una parvenza di nobiltà.
Nullo Cantaroni si ammala nel 1984, Bice Cairati continua a scrivere usando lo pseudonimo.
Dal 1981 al 2019, Sveva Casati Modnignani ha pubblicato 34 libri, quasi tutti per la casa editrice Sperling & Kupfer. Ogni romanzo che esce ottiene un grande successo di vendite.