Una delle più importanti avanguardie di inizio Novecento è il futurismo. Questa avanguardia è stata creata in Italia ed è stata la prima avanguardia europea. Ci sono stati anche un futurismo russo e un futurismo francese, ma qui ci proponiamo di trattare quello italiano focalizzando l’attenzione sulla letteratura. Il futurismo, infatti, è stata un’avanguardia molto importante in campo artistico, basta ricordare figure come Giacomo Balla (1871-1958), Umberto Boccioni (1882-1916), Carlo Carrà (1881-1966) e Gino Severini (1883-1966).
Quando nasce il futurismo
Possiamo far coincidere la nascita del futurismo con la data di pubblicazione del Manifesto futurista sulla «Gazzetta dell’Emilia»: il 5 febbraio 1909.
Il contesto europeo di inizio Novecento è particolarmente favorevole a questo tipo di avanguardia: è un periodo di scoperte tecnologiche e nelle comunicazioni (telegrafo senza fili, radio, cineprese, aerei, ecc.), le automobili sono sempre più diffuse, tempi e costi di produzione sono regolati attraverso le catene di montaggio, si verificano significativi cambiamenti politici e sociali.
Il futurismo italiano: membri e contenuti
L’impianto teorico del futurismo italiano è esplicitato nei diversi manifesti pubblicati nel corso degli anni. Solo tra il 1909 e il 1910 ne sono stati pubblicati tre riguardanti la letteratura e l’arte: il già citatoManifesto futurista del 1909, il Manifesto dei pittori futuristi e il Manifesto tecnico della pittura futurista, entrambi del 1910.
I maggiori esponenti del movimento, in questo periodo, sono: Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944),Balla, Boccioni, Carrà, Severini e Luigi Russolo (1888-1947). Negli anni successivi hanno aderito altri scrittori e artisti: Aldo Palazzeschi(1885-1974), Antonio Sant’Elia (1888-1916), Mario Sironi (1885-1961), Ardengo Soffici (1879-1964), ecc.
Il futurismo fonda sull’esaltazione del progresso e di ciò che ne deriva: velocità, dinamismo, industria, tecnica. Dal punto di vista politico è contro le vecchie ideologie e a favore del nazionalismo e della guerra, quest’ultima, come è noto, definita “igiene del mondo”.
Futurismo e letteratura
Il Manifesto futurista del 1909, scritto da Marinetti, contiene alcuni punti che riguardano la letteratura:
– fondare la poesia sul coraggio e sull’audacia, sulla bellezza della lotta;
– fare una letteratura che non sia più esaltazione dell’immobilità e del sonno, ma dell’aggressività;
– esaltare gli elementi primordiali.
L’ultimo punto, il numero 11, è dedicato ai temi e agli oggetti che ricorrono nella letteratura ma anche nell’arte futurista:
Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l’orizzonte, e le locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta.
Nel 1912, Marinetti pubblica, nella prima antologia dei Poeti futuristi, il Manifesto tecnico della letteratura futurista. È qui che elenca una serie di regole per lo “scrittore futurista”:
– distruggere la sintassi e disporre i sostantivi a caso;
– usare il verbo all’infinito;
– abolire l’aggettivo, l’avverbio, la punteggiatura e l’analogia;
– usare il doppio sostantivo (ad esempio: uomo-torpediniera);
– distruggere l’io e privilegiare tre elementi: rumore, peso e odore;
– fare “coraggiosamente il brutto”.
I romanzi futuristi
Due sono i romanzi rappresentativi del futurismo: Mafarka il futurista di Marinetti e Il codice di Perelà di Palazzeschi.
Mafarka il futurista è stato pubblicato nel 1910. Ambientato in Africa, il protagonista è Mafarka-el-Bar. Mafarka sconfigge in battaglia lo zio Bubassa e prende con la forza la città di cui è legittimo erede, Tell-el-Kibir. In seguito, in un discorso futurista, dice ai suoi fedeli di non essere interessato al potere; vuole generare un figlio dalla sua stessa carne: un gigante alato immortale. Nato Gazurmah, Mafarka trasferisce la sua anima in lui attraverso un bacio e muore. Gazurmah vola verso il sole per detronizzarlo.
La prima edizione de Il codice di Perelà è uscita nel 1911. In seguito il testo è stato rivisto e ripubblicato più volte, nel 1954 il titolo è cambiato in L’uomo di fumo.
Si tratta di un antiromanzo e di una favola allegorica.
Perelà è un uomo fatto di fumo perché è vissuto per trentatré anni in una cappa di un camino. Giunto in città, viene ospitato nel palazzo del re e qui molti gli mostrano dei progetti o gli espongono delle idee, lui risponde per monosillabi. Il re affida a Perelà il compito di stilare un codice. Un domestico invidioso si dà fuoco per diventare anche lui di fumo, e per questo motivo Perelà viene accusato da tutti e condannato al carcere. Una dama innamorata di lui fa in modo che in carcere Perelà possa avere un caminetto. Perelà scappa per il camino e la dama muore di crepacuore.
La poesia futurista
Il futurismo trova espressione più vasta e varia in poesia. Oltre a Marinetti, Palazzeschi e Soffici, scrivono poesia futurista Paolo Buzzi (1874-1956), Luciano Folgore (1888-1966), Corrado Govoni (1884-1965) e Salvatore Quasimodo (1901-1968).
I temi della poesia futurista sono i soliti citati sopra: velocità, esaltazione della guerra e del futuro.
Lo stile rispetta i dettami del Manifesto tecnico della letteratura futurista.