“I nazionalismi sfrenati hanno fatto abbandonare quella che considero la più bella invenzione del mondo: una lingua unica, capace di superare i confini dell’Occidente”.
È così che ha parlato del latino il professor Luigi Miraglia, direttore dell’Accademia Vivarium novum, durante la tre giorni Communis Hereditas che si è svolta a Frascati, nella storica cornice di Villa Falconieri.
Scopo dell’incontro era dibattere in merito all’appello, patrocinato dall’Accademia, di veder riconosciuti il latino e il greco antico tra i beni immateriali del patrimonio Unesco.
“Spesso si pensa che la vera cultura sia il folklore”, ha detto il prof. Miraglia. “Sono considerati beni immateriali dell’Unesco l’arte di fare la pizza e il caffè, ma finora non sono stati riconosciuti il latino e il greco”.
Un problema che potrebbe apparire di poco conto, ma non agli attenti occhi degli studiosi dell’Accademia. Nelle sue stanze, infatti, vengono ospitati ragazzi provenienti da tutte le parti del mondo accomunati dalla passione per la cultura classica.
Per superare la barriera della lingua non si comunica in inglese, ma in latino e greco. Assistere a convegni o a semplici conversazioni di fronte a un caffè condotte in una delle lingue che abbiamo sempre sentito definire “morte” è qualcosa di molto affascinante.
Alla Vivarium novum sono vive e vegete, tenute in salute dallo studio continuo che se ne fa a Villa Falconieri.
“L’economia cresce solo se cresce anche la cultura. Se si decide di tagliare o eliminare i fondi per gli studi classici per passarli alle cosiddette materie scientifiche, si rischia poi di avere la fine anche di queste ultime, che si alimentano del pensiero”
ha affermato Gerardo Bianco, già ministro dell’Istruzione e direttore della Società Magna Grecia, tra gli ospiti a intervenire a Frascati.
“La politica deve puntare soprattutto sulla formazione culturale e dunque sulla scuola e su quello che trasmette e prepara. Il latino e il greco non vanno sottovalutati, sono il lievito della cultura classica e vanno mantenuti vivi per alimentare la nostra cultura”, ha continuato Bianco.
Un punto fondamentale da approfondire, in una società dove gli studi letterari vengono spesso scoraggiati in favore di qualcosa di più pratico.
“La lentezza del pensiero sta scomparendo nella velocità, tutti hanno furia. Ci potrebbe essere una cultura non auspicabile, “la cultura dell’ignoranza”. Si nota nelle persone che decidono, che fanno i governi, che hanno una visione del mondo misurata all’oggi piuttosto che al domani”
è stata la riflessione di Lamberto Maffei, ex presidente e ora vicepresidente dell’Accademia dei Lincei, docente presso la Scuola Normale di Pisa.
“L’unico farmaco in grado di curare questo possibile degrado culturale sembra essere la scuola”, ha concluso.
Il dibattito sul futuro e sulle modalità dell’istruzione è al centro dei discorsi della politica, in questi ultimi giorni e non solo.
“Siamo molto preoccupati in merito alle proposte nefaste di abolire o ridurre lo studio della storia in favore di altre discipline che si dicono più utili e remunerative. La storia è proprio il pilastro su cui si fonda la nostra scuola e i nostri licei; ridurne lo studio significa distruggere il nostro Paese e la sua identità. Eliminarla dai programmi sarebbe un suicidio collettivo” ha detto senza mezzi termini il prof. Miraglia.
L’Accademia non si preoccupa, dunque, solo di portare avanti la loro battaglia, iniziata nel 2017 con una votazione all’unanimità alla commissione cultura del Senato, per il riconoscimento delle lingue classiche tra i patrimoni immateriali dell’Unesco.
Alla Vivarium novum si discute, in latino ma non solo, del destino della cultura italiana, tentando di proteggerla dai continui attacchi che sembrano attentare alla sua incolumità. Che dire, se non «Historia magistra vitae».