Samanta Boni: i freelance non sono lavoratori di serie B

Postato il 1 marzo 2019 di eleonoracadelli

Traduttrice e membro del gruppo comunicazione di ACTA, l’associazione dei freelanceSamanta Boni è una di quelle persone a cui noi autonomi dobbiamo molto, perché si batte in prima persona per i nostri diritti (sebbene noi per primi, spesso, li ignoriamo). In questa intervista ci racconta perché ha deciso di dedicare tempo ed energie all’associazione e dà a tutti i freelance alcuni consigli importanti: primo tra tutti quello di fare rete e di condividere le nostre esperienze, perché solo così potremo sfatare i tanti pregiudizi, ancora troppo legati a un passato ormai superato, che riguardano gli autonomi. A TradPro2019 ci spiegherà che i diritti dei freelance non sono una leggenda metropolitana e soprattutto perché è importante conoscerli e lottare per reclamarli.

Tu “nasci” come traduttrice, ma com’è nato il tuo amore per le lingue e per la traduzione?

Sì, esatto, si può ben dire che la mia passione per le lingue sia iniziata alle medie quando ebbi l’opportunità di studiare due lingue(allora solo il francese era di curriculum, ma chi frequentava il tempo prolungato come me aveva la possibilità di apprendere anche l’inglese). Da lì la mia scelta di proseguire gli studi linguistici anche al liceo, un classico a indirizzo linguistico e finalmente di incontrare il mio primo vero amore, il tedesco. Il mio è stato un percorso molto lineare e si è concluso con la laurea in traduzione alla SSLMIT di Forlìnel lontano 2002. Dopo varie esperienze all’estero, sono rientrata in Italia, lavorando dapprima in un’agenzia di traduzioni e poi finalmente in proprio.

Dal 2008 fai parte del comitato direttivo di ACTA, l’associazione dei freelance. Come mai hai deciso di partire per questa avventura e cosa ti ha insegnato finora?

Ho conosciuto Acta su Proz.com: ne parlavano molto bene dei colleghi traduttori e in quel periodo stavo per trasferirmi a Milano, città dove è nata l’associazione. Così ho deciso di conoscerli di persona. Non appena mi sono resa conto che si stavano battendo concretamente per migliorare le condizioni di lavoro (in primis fisco e welfare) di noi freelance ho deciso di contribuire attivamente e così sono entrata a far parte di questa realtà dinamica e fattiva. L’esperienza in Acta mi ha insegnato che solo esponendosi in prima persona si può riuscire a risolvere le ingiustizie e a ottenere una maggiore equità.

In particolare ti sei specializzata nel complicato rapporto tra freelance e INPS, al punto che sul tema hai scritto un e-book edito da Zandegù: Il welfare per freelance non è una leggenda metropolitana. Cavarsela con l’INPS in caso di malattia, maternità e altri diritti. Perché secondo te per i freelance è così difficile essere riconosciuti a tutti gli effetti come lavoratori al pari degli altri?

La difficoltà principale sta nel fatto che fino a qualche anno persistevano forti pregiudizi nei confronti degli autonomi, considerati evasori e benestanti per antonomasia e dunque non meritevoli di assistenza. La percezione generale nei nostri confronti sta cambiando anche grazie al lavoro di Acta. Un altro ostacolo è dovuto alla nostra disomogeneità.Svolgiamo professioni disparate e spesso siamo i primi a ignorare i nostri diritti.

Quali sono, secondo la tua esperienza, le esigenze più sentite dai lavoratori autonomi in termini di diritti? E quali saranno le prossime conquiste che dovremo o potremo fare?

Secondo alcune ricerche svolte da Acta negli ultimi anni, emergono varie problematiche legate sostanzialmente alla discontinuità del lavoro e ai bassi compensiche si riflettono inesorabilmente sui redditi, redditi che nella grande maggioranza dei casi si collocano sotto i 30.000 euro annui. A questo si aggiunge un fisco ancora troppo pesante e un sistema di welfare rimasto ancorato al modello novecentescoin cui la forma normale di lavoro era quello dipendente (e a tempo indeterminato). Quello che dovremmo fare è cercare di non mollare sui compensi, facendo rete tra noi e acquisendo una maggiore consapevolezza come categoria. È molto importante condividere le nostre conoscenze ed esperienze trasversali, legate all’essere freelance, con gli altri colleghi per superare gli individualismi. Sul fronte previdenziale o comunque delle tutele sarebbe molto bello poter raggiungere una maggiore omogeneità, indipendentemente dalla cassa di appartenenza, per essere veramente coperti in caso di malattia e altri eventi che possono interrompere anche solo per brevi periodi la nostra attività e dunque limitare la nostra indipendenza economica.

A TradPro 2019 terrai un intervento dal titolo Il welfare per freelance non è una leggenda metropolitana, in cui ci racconterai quali passi avanti sono stati fatti, anche grazie al prezioso lavoro di ACTA, in materia di diritti dei lavoratori freelance. Quali consigli ti senti di dare ai lavoratori autonomi spaventati o inermi di fronte alla burocrazia dell’INPS?

Il consiglio che do sempre a tutti è di non mollare, di insistere e se necessario di alzare la voce. Purtroppo c’è ancora molta disinformazione in materia INPS tra i freelance e talvolta anche tra i consulenti a cui ci rivolgiamo. Penso ai commercialisti, ai consulenti del lavoro, ai CAF per non parlare degli stessi operatori INPS. I diritti di cui vi parlerò a TradPro 2019 esistono da un po’ di tempo ormai. Eppure molti li ignorano, altri si fermano al primo ostacolo.Ecco perché invito sempre i freelance che sono riusciti a ottenere queste tutele a raccontare la loro esperienza, a metterla a fattor comune, solo così potremo migliorarne l’accesso e la fruizione, solo così potremo farci realmente riconoscere come cittadini lavoratori di serie A. L’altro consiglio è di non rinunciare a questi diritti solo perché gli importi ci sembrano irrisori o le procedure troppo complicate. In molti casi può sembrare che il gioco non valga la candela, ma non è così se pensiamo in un’ottica di collettività e di lungo termine.Se avessimo tutti taciuto e accettato passivamente quello che ci veniva detto dalle istituzioni e dai vari interlocutori, oggi non potremo godere della malattia domiciliare, dei congedi parentali né degli assegni al nucleo familiare.

Samanta Boni ha fatto parte del comitato direttivo di ACTA dal 2008 al 2018 e si occupa dell’Ufficio Stampa dell’associazione. È autrice dell’ebook edito da Zandegù Il welfare per freelance non è una leggenda metropolitana. Cavarsela con l’INPS in caso di malattia, maternità e altri diritti. Grazie all’esperienza maturata in varie vicissitudini con l’INPS, oggi risponde alle domande su malattia, maternità e congedi parentali: un tema di grande rilevanza per i freelance.

Scarica il Programma TradPro2019, visita il sito e non dimenticare di iscriverti alla pagina Facebook del convegno. Ti aspettiamo il 6 aprile a Pordenone!

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