Diciotto anni dopo la pubblicazione Einaudi con cui emersero nuovi scrittori napoletani, sta emergendo un’altra generazione di autori partenopei.
L’altro Napolista 31 gennaio 2019
Angelo Petrella
Su “Il Fatto quotidiano” di tre giorni orsono lo scrittore e critico letterario Angelo Petrella – il nostro Massimo Carlotto, in asse narrativo – ha messo in evidenza nell’articolo “Questione napoletana: la letteratura ci salverà” una rinascita creativa della letteratura partenopea nell’ennesimo momento di crisi della Città. Ho più anni di Petrella ed ho sempre avuto un occhio per le nascite letterarie, tanto che con amici di Torre del Greco fondammo anche un premio letterario sull’opera prima intitolato significativamente “Nati due volte”. Da molti anni si assiste ad ondate di esordi che poi si cristallizzano in carriere durature.
Nel 2000 la compianta Giovanna De Angelis pubblicò “Disertori (Einaudi)”, dove emersero scrittori come Antonio Franchini, Antonella Cilento, Diego De Silva, etc… La tesi di fondo era che i nuovi scrittori partenopei che in così grande numero non si vedevano dai tempi di Mimì Rea, Michele Prisco, etc…, disertavano da un’idea preconfezionata di Napoli. La maggior parte di questi scrittori utilizzavano il genere del reportage narrativo: su tutti “L’abusivo” di Antonio Franchini per le Farfalle Marsilio, storia di Antonio Franchini e del giornalista Giancarlo Siani, vena aperta dell’inesistente società civile partenopea. Altri testi simbolo: “Nel corpo di Napoli (Mondadori)” di Giuseppe Pino Montesano, e “Certi Bambini (Einaudi)” di Diego De Silva.
In questi autori c’era anche la lingua: una propria lingua classica ed accattivante per lettori forti. Altre generazioni di scrittori si sono susseguite: ora i modelli dominanti sono il noir, nelle varie declinazioni del poliziesco, del thriller, e succedanei. Altri scrittori si sono affacciati al giudizio dei lettori che non sono più forti perché è cambiato non solo il genere traino, ma anche tutto ciò che ci gira intorno. Non c’era la forza dei social al tempo dei Franchini e dei Montesano, e sono cambiati i consumi culturali.
Ma nel nuovo baillamme del tempo ci sono nuovi disertori: la raffinata Viola Ardone, la passionale Agnese Palumbo, con le sue ossessioni mitiche che la avvicinano – per i temi svolti – ad un Calasso sub specie partenopea. Anche in questo caso si tratta di “Disertori”, figli dei tempi: la Ardone vuole che lo scandalo delle condizioni attuali della Scuola superiore venga fuori. La Palumbo – che è una raffinata guida turistica narrativa – racconta una Napoli antica con lo strumento della narrazione al passo dei tempi e fuori dalla logica della favoletta da vendere ai turisti. Insomma nuovi protagonisti – in un tempo di politica stretta tra arroganza regionale e sovranismi d’accatto – che raccontano una Napoli autentica, perché vissuta quotidianamente. Al centro ancora Napoli, nella sua vera essenza, “la città narrata sospesa tra cielo e mare (Marosia Castaldi)”.Vincenzo Aiello