La passione per le lingue di Francesco Urzì è sbocciata molto presto e l’ha portato decisamente lontano: laureato in glottologia, per trent’anni è stato traduttore al Parlamento Europeo (dopo aver imparato appositamente l’olandese) e questa esperienza, sommata a un metodo appreso fin dall’infanzia, l’ha spinto a compilare il Dizionario delle combinazioni lessicali, uno strumento imprescindibile per qualsiasi traduttore. Inoltre è stato coordinatore per le tecnologie CAT al Parlamento Europeo, e oggi si dedica a dare conferenze in tutto il mondo sulla traduzione e dintorni.
A TradPro 2018 – Una giornata di formazione e networking per traduttori e professionisti delle lingue ha condiviso con noi la sua lunga e ricchissima esperienza e ci ha spiegato quel che le grammatiche non dicono, fornendoci gli strumenti giusti per riuscire in una delle imprese più complesse e sempre più richieste per i traduttori e tutti i professionisti delle lingue: la concisione.
In questa intervista ripercorre con noi le tappe fondamentali della sua carriera, regalandoci spunti, consigli utili… e una buona dose di passione inestinguibile.
Dalla laurea in glottologia, all’approdo nell’équipe di traduttori del Parlamento Europeo, alle tue innumerevoli esperienze nell’abito della terminologia e della linguistica: come è nato e cresciuto il tuo amore per le lingue, e in particolare per quella italiana?
Fin da ragazzo ho avuto una particolare passione per le lingue. Ricordo che in prima media, alla fine dell’anno scolastico, il professore di italiano e latino diede come compito per le vacanze l’apprendimento a memoria delle traduzioni dei vocaboli latini contenuti nel mini-dizionarietto che figurava in appendice alla nostra grammatica. Al ritorno dalle vacanze scoprii che ero stato il solo a prendere sul serio il professore e a memorizzare gli oltre 1000 vocaboli del dizionarietto! Gli studi di glottologia all’università di Messina sono stati, almeno sul piano teorico, il coronamento di questa mia passione, tanto che la mia tesi ha riguardato … l’aoristo sigmatico in sanscrito! Successivamente ho seguito con attenzione le vicende dei servizi linguistici della Comunità europea e, avendo appreso che l’olandese – una delle lingue degli Stati fondatori della Comunità europea – era ancora molto richiesta e forte delle mie conoscenze linguistiche generali, ho potuto apprendere questa lingua in tempi relativamente brevi. La scelta si è rivelata vincente.
Nel 2009 hai pubblicato il primo Dizionario delle combinazioni lessicali della lingua italiana (che gli iscritti a TradPro potranno acquistare con un codice sconto).Puoi spiegarci di cosa si tratta e come si è svolto questo lavoro così lungo e complesso?
Anche qui un riferimento alla mia infanzia è d’obbligo. Mio padre soleva raccogliere in un’agenda citazioni, detti e frasi celebri, alcune delle quali sottolineava con aggiunta di commenti propri. Una volta assunto al Parlamento europeo come traduttore feci qualcosa di simile. Riempivo una scheda ogni volta che imbattevo in una combinazione di parole (combinazione lessicale, appunto) o un frasema che avrebbe potuto essermi utile in seguito. Dopo 10 anni lo schedario riempiva già un intero armadietto con sei lunghi cassetti metallici. Questo ha costituito il nucleo del Dizionario delle Combinazioni Lessicali. Per la compilazione del DCL ho dovuto poi effettuare anche uno spoglio manuale di quasi tutti i dizionari esistenti all’epoca e, in fase di revisione, ho aggiunto molto materiale tratto dal web (allora non c’era Google ma solo Altavista, che però offriva un numero di operatori booleani decisamente superiore). La scelta delle “collocazioni” si deve al fatto che una delle cose che fanno perdere tempo al traduttore è proprio la ricerca del verbo o dell’aggettivo combinabile con un nome. Pensate alle risoluzioni del Parlamento quando esprime una ferma o dura condanna per l’operato di questo o di quello, o a certi testi giuridici in cui si afferma che l’arbitrato è stato esercitato conformemente agli standard delle Nazioni Unite. Questa esigenza era stata sempre ignorata dai dizionari tradizionali, che al massimo proponevano qualche riquadro terminologico per alcune voci selezionate. Alla pubblicazione del DCL è seguita nel giro di poco più di quattro anni quella di altri quattro dizionari di collocazioni, anche se ciascuno con una diversa impostazione teorica.
Sei stato coordinatore di Unità per le tecnologie CAT al Parlamento Europeo, quindi non puoi sottrarti alla domanda da un milione di dollari: nel prossimo futuro la tecnologia prenderà il sopravvento sui traduttori umani o c’è ancora qualche speranza?
Le tecnologie CAT hanno a mio parere segnato una vera e propria rivoluzione per il traduttore, paragonabile all’avvento del word processing nell’epoca delle macchine da scrivere. La traduzione automatica (ora integrabile con le tecnologie CAT) ha fatto passi da gigante con i recentissimi sistemi “neuronali”, come il sistema tedesco Deep-L. A mio parere, dopo una inevitabile fase di transizione, assisteremo a una ulteriore specializzazione del lavoro di traduzione, con la comparsa di una nicchia di mercato riservata alle traduzioni di alta qualità, che farà convergere progressivamente la translation verso la transcreation. Ci sarà naturalmente molto maggiore spazio per l’editing e il post-editing. Tutto dipenderà dalla capacità dei committenti di comprendere appieno il valore aggiunto rappresentato dall’efficacia della comunicazione.
A TradPro 2018 terrai un intervento dal titolo Quel che le grammatiche non dicono, in cui spiegherai come utilizzare la lingua italiana per raggiungere l’obiettivo della concisione, così importante nella comunicazione di oggi. Cosa può fare secondo te un traduttore o comunicatore per allenare la propria dimestichezza con le infinite risorse della nostra lingua?
La risposta è una sola: i corpora di testi. Con i corpora siamo in grado di “intercettare” in itinere lessemi e costrutti che le grammatiche tradizionali o i dizionari non registrano ancora, ma sono di uso comune. Non a caso Tullio De Mauro ha intitolato la propria opera “Grande Dizionario di italiano dell’uso”. A mio parere ogni traduttore dovrebbe sfruttare al massimo i corpora esistenti, che ci danno la fotografia della lingua reale di oggi anche in rapporto alle varie tipologie testuali. Naturalmente sono da considerare corpora a tutti gli effetti anche Google (e altri browser meno noti come Exalead e QWant). Si tratta di strumenti potenti che, se utilizzati con giudizio, permettono di individuare o verificare le nuove tendenze della lingua a livello lessicale, grammaticale, sintattico e testuale.
Oggi molti giovani traduttori desiderosi di lavorare in un ambiente multiculturale (e anche un po’ spaventati dalla prospettiva di una vita freelance) ambiscono a entrare nell’organico di qualche istituzione. Che consigli ti senti di dare loro, alla luce della tua esperienza professionale al Parlamento Europeo?
Quello di traduttore nelle Istituzioni europee è uno dei pochi posti rimasti in cui la figura del traduttore beneficia di un pieno riconoscimento. Purtroppo l’ente europeo preposto alle assunzioni – EPSO – ha deciso da tempo di effettuare le selezioni preliminari sulla base di quiz di tipo logico-matematico, che richiedono l’intervento di un diverso emisfero del cervello… Il consiglio che posso dare al riguardo è che tutto è “allenabile”, anche la velocità richiesta per l’esecuzione di questo tipo di prove. Anche per le prove di traduzione vere e proprie che seguono alla fase di selezione preliminare, occorrerà sviluppare una certa rapidità di esecuzione, per cui, come leggo nella vecchia agenda paterna “si eserciti presto, chi vuol esser maestro”.
Laureato in Glottologia, Francesco Urzì ha svolto per oltre trent’anni l’attività di traduttore al Parlamento Europeo. È autore del Dizionario delle combinazioni lessicali, oltre che di diversi articoli di linguistica e traduttologia, e tiene regolarmente seminari e conferenze presso importanti sedi universitarie e professionali. È socio di Euralex, di Ass.I.Term e della Società di linguistica italiana.