“Soppressione di cadavere” è una locuzione sentita in resoconti di cronaca nera, ma presente anche nel Codice penale italiano. Si può usare legittimamente o no?
Il verbo sopprimere deriva dal latino supprĭmere ‘trattenere, impedire’, composto di sub- ‘sotto’ e prĕmere ‘schiacciare, premere’ (cfr. DELI), da cui si è formato il sostantivo soppressione attestato in italiano già a partire dal XVI secolo. Nel linguaggio comune il verbo è usato principalmente in due differenti accezioni, ricche però di sfumature, che riprendiamo dal Devoto-Oli 2018:
Abolire ciò che era stato istituito o disposto precedentemente, annullare, abrogare, revocare: sopprimere una cattedra, un ufficio || Eliminare per ragioni di opportunità o convenienza, cancellare: sopprimere una clausola contrattuale; sopprimere le scene scabrose di un film || Impedire la pubblicazione di un testo o la realizzazione di un programma con un atto d’autorità: sopprimere una rivista, uno spettacolo.
Eliminare fisicamente, uccidere, ammazzare: sopprimere un animale malato; sopprimere un ostaggio, un testimone.
Esiste un terzo significato ormai in disuso e segnalato come arcaico di ‘calpestare, calcare’, semanticamente vicino alla derivazione latina. È in questa accezione che il verbo viene attestato per la prima volta nel XIV canto dell’Inferno dantesco (1313): lo spazzo era una rena arida e spessa | non d’altra foggia fatta che colei | che fu da’ piè di Caton già soppressa.
Consultando il GDLI, dizionario storico dell’italiano, troviamo inoltre sopprimere nel significato tecnico di ‘sottrarre un oggetto e in particolare un documento (senza distruggerlo, ma occultandolo o alterandolo) al previsto uso o destinazione (e un tale comportamento costituisce per lo più reato)’. La soppressione di corrispondenza è oggi un reato stabilito dall’articolo 616 del Codice penale italiano e consiste nel sottrarre e far sparire la corrispondenza diretta a terze persone.
Anche il sostantivo soppressione ha diverse accezioni derivate dal verbo e molti usi tecnici,oltre che nel diritto, in medicina, genetica, psicologia.
Nella banca dati Vocanet-LGI dell’ITTIG Istituto di Teoria e Tecniche dell’Informazione Giuridica, che raccoglie dati del lessico giuridico italiano a partire dal 960, troviamo occorrenze di sopprimere e soppressione già dal XVII secolo. Oggi sia il verbo sia il sostantivo si trovano con alta frequenza nel linguaggio giuridico in tutte le accezioni indicate nel Devoto-Oli 2018 (a eccezione dei significati tecnici di altre discipline e dell’arcaico ‘calpestare’ di uso dantesco):
Posta questa premessa, il provvedimento di rimessione deduce che la norma censurata ha disposto la soppressione degli enti pubblici economici statali denominati Stazioni Sperimentali per l’industria […](Corte Costituzionale, sentenza n. 86 del 2017).
[…] a seguito della modifica legislativa intervenuta nel 1974, è stata completamente soppressa la frase secondo cui «le diverse violazioni si considerano come un solo reato […] (Codice penale, art. 81, Concorso formale. Reato continuato).
Il concorso causale della condotta del pubblico ministero e della polizia, che decisero l’intervento con la forza per liberare ostaggi sequestrati da detenuti in rivolta, e lo organizzarono e diressero in modo caotico e inefficace, nel processo causale di soppressione degli ostaggi, legittima la concessione delle attenuanti generiche a favore dell’imputato di omicidio volontario (Corte d’Assise di Genova, sentenza 17 febbraio 1978).
Si sopprimono istituzioni, uffici e posizioni lavorative ma anche parole, articoli, commi e infine le festività e, quando purtroppo è il momento, gli animali; il contesto è quasi sempre sufficiente a suggerire e disambiguare i diversi significati, tutti impiegati, più o meno frequentemente, anche nel linguaggio comune.
A fianco delle accezioni più note esiste, esclusivamente nel linguaggio giuridico, la locuzione soppressione di cadavere, oggetto dei dubbi dei nostri lettori. Se consideriamo i significati comuni già visti del verbo sopprimere è naturale che l’espressione sopprimere un cadavere susciti qualche perplessità; l’ambiguità semantica è alta e, nel tentativo di ricostruire il senso partendo dai significati delle singole parole che compongono la locuzione, viene da chiedersi se sia mai possibile abrogare, revocare, impedire la pubblicazione o addirittura uccidere un cadavere. No, naturalmente. All’interno della locuzione, sopprimere e soppressione assumono un significato diverso. Soppressione di cadavere è propriamente un tecnicismo specifico del diritto che indica il ‘reato consistente nel celare un cadavere, una parte di esso o le sue ceneri’ (cfr. GRADIT), definito dall’articolo 411 del Codice penale:
Chiunque distrugge, sopprime o sottrae un cadavere, o una parte di esso, ovvero ne sottrae o disperde le ceneri, è punito con la reclusione da due a sette anni. La pena è aumentata se il fatto è commesso in cimiteri o in altri luoghi di sepoltura, di deposito o di custodia. Non costituisce reato la dispersione delle ceneri di cadavere autorizzata dall’ufficiale dello stato civile sulla base di espressa volontà del defunto.
Si verifica dunque una estensione del significato comune di sopprimere: da ‘eliminare, cancellare in parte, abrogare’ (un’istituzione, una parte di un testo ecc.) a ‘far sparire, nascondere, occultare’, nel caso specifico un cadavere; in un certo senso, così come si può “far sparire” un ente, una posizione lavorativa, un articolo di un testo di legge, lo stesso si può fare per un corpo. Tale significato esiste unicamente all’interno della locuzione tecnica, che va però considerata nella sua interezza, nell’insieme delle parole che la compongono. È un fenomeno frequente nel linguaggio giuridico e in generale in tutti i linguaggi specialistici. Semanticamente ci avviciniamo all’accezione di sopprimere trovata nel GDLI e che rimanda al reato di soppressione di corrispondenza visto prima o a quello di soppressione di stato, altra locuzione giuridica che denota il ‘reato commesso da chi occulta la nascita di un bambino non facendone denuncia allo stato civile’ (cfr. GRADIT), disciplinato dall’articolo 566 del Codice penale. Dunque, come vediamo, sopprimere e soppressione sono termini assai produttivi nel lessico giuridico e hanno dato vita a diversi tecnicismi specifici.
Continua a leggere sul sito dell’Accademia della Crusca