La scrittura secondo Jack Kerouac

Come vedeva la scrittura Jack Kerouac?

Qui di seguito ci proponiamo di analizzare la scrittura di Jack Kerouac (1922-1969) e la teoria che ne è alla base. Come gran parte degli scrittori, Kerouac nel corso degli anni ha riflettuto sulla sua scrittura in sede teorica. In diversi brevi saggi, ha fornito una chiave di lettura per decodificare il suo linguaggio, per capire come ha scritto e soprattutto perché ha scritto in quel modo.

Chi è Jack Kerouac

Jack Kerouac, nato Jean-Louis, è di origini franco-canadesi. A quattro anni perde il fratello maggiore Gerard, morto per malattia reumatica.

Studia in una scuola parrocchiale cattolica in lingua francese. Ha una memoria prodigiosa ed è un buon giocatore di football.

Diplomatosi alla Lowell High School, può iscriversi alla Horace Mann Preparatory di New York per una borsa di studio ottenuta per meriti sportivi. Nel 1940, per meriti atletici entra nella Columbia University.

Frequenta locali jazz e ambienti culturali, legge, ha rapporti eterosessuali e omosessuali, conduce una vita da hipster e da beat. Durante il servizio militare gli viene diagnosticata una forma di schizofrenia.

Nel 1944, tramite Lucien Carr (1925-2005), conosce William S. Burroughs (1914-1997) e Allen Ginsberg (1926-1997), coi quali è protagonista del movimento della beat generation.

Viene arrestato per favoreggiamento perché ha aiutato Carr a nascondere il coltello col quale questi ha ucciso l’amante geloso e aggressivo. A pagargli la cauzione è la famiglia di Edie Parker che sposa poco dopo.

Nel 1946 conosce Neal Cassady (1926-1968) che gli ispira non solo il protagonista del suo libro più famoso, Sulla strada (1957), ma anche personaggi di altri suoi libri (I vagabondi del Dharma, 1958; Visioni di Cody, 1960; Big Sur, 1962; Angeli di desolazione, 1965).

Pubblica il suo primo romanzo, La città e la metropoli, nel 1950 ed ottiene un discreto successo.

In seguito a una relazione infelice, Kerouac si avvicina al Buddhismo accostandolo al cattolicesimo.

Nel 1955, a Città del Messico, scrive la sua più famosa opera poetica: Mexico City Blues.

Nel 1957, con la pubblicazione di Sulla strada, giunge la fama internazionale.

Negli anni Sessanta, nonostante le diverse pubblicazioni, la sua condizione psico-fisica peggiora in seguito all’abuso di alcol.

Muore di cirrosi epatica nel 1969.

Che cos’è la beat generation

La beat generation è stato un movimento giovanile e poi artistico e letterario.

Negli Stati Uniti il movimento emerge a inizio anni Cinquanta. L’espressione ha diffusione dal 1948, anno in cui è utilizzata da Kerouac pur non essendo stata coniata da lui.

Il movimento si fonda su un atteggiamento anticonformistico, sull’uso di droghe, su una sessualità spregiudicata e sull’interesse per le religioni orientali.

I protagonisti della letteratura beat, oltre a Kerouac, sono stati i seguenti: Carr, Ginsberg, Burroughs, Cassady, Gregory Corso (1930-2001) e Lawrence Ferlinghetti (1919).

I beat viaggiano alla ricerca di luoghi in cui poter praticare il proprio stile di vita, lontani dalla società materialista che contraddistingue l’Occidente di quel periodo.

Dal punto di vista religioso, sono vicini alla spiritualità zen e al taoismo.

Così ne scrive Kerouac nell’articolo La filosofia della Beat Generation («Esquire», marzo 1958):

La Beat Generation è una visione che John Clellon Holmes e io, e Allen Ginsberg in modo ancor più fantastico, abbiamo avuto alla fine degli anni Quaranta, la visione di una generazione di pazzi hipster illuminati che improvvisamente spuntano e scorrazzano per l’America, seri, curiosi, vagabondi che si spostano ovunque in autostop, straccioni, beati, belli di una nuova aggraziata bruttezza […].”

(da KerouacRomanzi, traduzione di Igor Legati, Mondadori, I Meridiani, 2005, p. 1523.)

Kerouac in Agnello, non leone («Pageant», febbraio 1958) afferma che «beat» va inteso come l’italiano «beato», con riferimento a un senso di beatitudine, all’amore per tutte le forme di vita, alla tolleranza, alla gentilezza.

La prosa spontanea

Kerouac conia l’espressione prosa spontanea in riferimento alla propria scrittura.

È una prosa distante, per sintassi e grammatica, da quella tradizionale. La scrittura deve fluire rapida e ritmica, simile alla musica jazz, e le parole sono accostate per associazioni libere.

Anche in virtù di questo tipo di scrittura, Kerouac ha potuto ultimare opere come Sulla strada e I sotterranei (1958) con una velocità prodigiosa: ha riscritto e completato la prima in tre settimane, ha scritto la seconda in appena settantadue ore.

Sulla scrittura

Kerouac ha pubblicato alcuni articoli sulla scrittura.

In Fondamenti di prosa spontanea («Black Mountains Review», autunno 1957) spiega come usare la prosa spontanea:

– memorizzare l’oggetto come uno schizzo;
– flusso di parole;
– punteggiatura limitata all’uso del trattino;
– associazioni mentali e divagazioni;
– lasciare andare la scrittura senza fermarsi a pensare alla parola giusta;
– nessuna revisione;
– struttura: seguire contorni incerti, procedere a ventaglio, raggiungere il fulcro che è la fine;

– scrivere senza coscienza, in semitrance, liberare l’inconscio senza censure.

In Credo & tecnica della prosa moderna («Evergreen Review», primavera 1959), Kerouac stila un elenco di 30 punti brevi sulla scrittura tra i quali vanno ricordati i seguenti:

8 Scrivi quello che vuoi senza fondo attingendo dal fondo della mente
9 Le ineffabili visioni dell’individuo
15 Raccontare la vera storia del mondo in monologo interiore
20 Credi nel santo contorno della vita
21 Sforzati di ritrarre il flusso che già esiste intatto nella mente
22 Quando ti fermi non pensare alle parole ma a vedere meglio l’immagine”

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