Le più importanti biblioteche dell’antichità

Le biblioteche, oggi, sono strutture in cui troviamo una certa quantità di libri da consultare o da prendere in prestito. In più, queste strutture in tempi recenti hanno integrato altri servizi per gli utenti tra i quali la possibilità di usufruire di aule studio e la possibilità di utilizzare computer collegati a internet. Possono poi esservi, all’interno di esse, luoghi di ristoro o luoghi in cui sono allestite mostre artistiche o organizzate presentazioni di libri.

Le biblioteche possono essere, dunque, nella nostra epoca, luoghi polifunzionali. Ma cosa e come erano, le biblioteche, nei tempi antichi?

Ci proponiamo, qui, di soffermarci su alcune prestigiose biblioteche dell’antichità. In questo modo apprendiamo la genesi di un luogo che nella storia ha assunto un ruolo importante dal punto di vista culturale.

Che cosa significa la parola «biblioteca»

La parola «Biblioteca» deriva dal greco bibliothéke, parola a sua volta composta da biblíon (libro) e théke (ripostiglio). Già l’etimologiasottende il senso originario: si tratta di un luogo contenente libri. Biblíon, rispetto a bíblos, ha una sfumatura di significato diversa. Con essa, infatti, si intende non solo il supporto per la scrittura (bíblos si riferisce al papiro), ma anche “opera letteraria” e cioè, in senso lato, il contenuto del libro.

In epoca classica, tuttavia, la stessa parola era usata per altro. La parola «biblioteca», infatti, era anche il nome di opere storiche e di compilazione.

Le prime biblioteche: Ebla e Lagash (III millennio a.C.)

Le biblioteche, o qualcosa che possiamo intendere come biblioteca, sono esistite prima della nascita della parola «biblioteca».

Le ricerche archeologiche hanno portato alla luce luoghi in cui erano raccolte le tavolette d’argilla su cui si scriveva in tempi antichissimi.

I luoghi più antichi risalgono al III millennio a.C.

Il primo di questi è a Ebla, città distrutta nel II millennio a.C. e sita in quella che oggi è Tell Mardikh, in Siria. Qui sono state trovate 17000 tavolette di argilla in scrittura cuneiforme eblaita. Esse risalgono a un periodo che va dal 2500 al 2200 a.C. e dimostrano l’esistenza di una importante cultura urbana nella Siria di quell’epoca. Si tratta, infatti, di testi amministrativi, economici, storici, giuridici e religiosi.

L’altro luogo è presso Lagash, antica città prima sumera e poi babilonese corrispondente all’attuale Tell al-Hiba, in Iraq. Il luogo è stato l’archivio di un tempio: erano raccolte circa 30000 iscrizioni, i cui contenuti riguardavano il commercio, l’agricoltura e l’industria.

Dal II millennio al VII secolo a.C.: Nippur, Mari, Ḫattuša, Ugarit e Ninive

Nippur è stata tra le più antiche città della Mesopotamia. Nel II millennio a.C. ha fatto parte dell’impero babilonese. Tra il 1888 e il 1900 gli americani hanno lavorato agli scavi e tra le altre cose hanno portato alla luce 30000 tavolette in scrittura cuneiforme. Queste tavolette sono di eccezionale importanza perché tra di esse vi sono gran parte delle opere sumeriche note.

Mari, antica città mesopotamica, è stata distrutta nello stesso II millennio a.C. dal re dell’impero babilonese Hammurabi. Negli anni Trenta del Novecento i francesi vi hanno rinvenuto un archivio con 25000 tavolette in lingua accadica. Il contenuto di queste tavolette ha rilevanza storica in quanto riguarda i viventi di quel periodo, le istituzioni e le tradizioni del regno di Mari.

Ḫattuša, in Turchia, è stata la capitale dell’impero ittita crollato intorno al 1170 a.C. Gli scavi sono stati effettuati dai tedeschi tra l’Ottocento e il Novecento. Sono state rinvenute 30000 tavolette in caratteri cuneiformi dalle quali è stata tratta buona parte delle conoscenze sull’impero.

Ugarit è un’antica città corrispondente all’attuale Ras Shamra, in Siria. Nel Palazzo Reale, risalente al XIV secolo a.C., sono stati trovaticinque archivi con tavolette in lingua babilonese, accadica, urrita e ugaritica. I contenuti di queste tavolette sono di genere diplomatico, legale, amministrativo, letterario e religioso. Si è rivelato fondamentale il ritrovamento di una tavoletta contenente l’alfabeto del XIII secolo a.C.: ha permesso di limitare le consonanti sumeriche al numero di 30.

Ninive, oggi in Iraq, nel I millennio a.C. è stata la capitale del regno assiro. È del VII secolo a.C. la Biblioteca Reale di Assurbanipal, leggendario re assiro che raccoglieva tavolette e pagava studiosi e scribi per far ricopiare testi. Essa contiene migliaia di tavolette d’argilla con testi di vari generi. Tra questi testi c’è la celeberrima Epopea di Gilgameš.

Le prime biblioteche greche

Le prime biblioteche greche attestate sono di dubbia esistenza. Stiamo parlando della biblioteca pubblica di Atene e della biblioteca del Peripateto.

La prima sarebbe stata fondata dal tiranno Pisistrato (600 a.C.-528/527 a.C.) nel 550 a.C.

La seconda è nota come biblioteca di Aristotele e sarebbe stata una raccolta privata di testi presente nella scuola del filosofo.

La biblioteca di Alessandria

La biblioteca di Alessandria in Egitto è la più famosa biblioteca dell’antichità.

Costruita nel III secolo a.C. durante il regno di Tolomeo II Filadelfo, prevedeva la presenza di un organigramma così strutturato:

– sovrintendente: la maggiore autorità in biblioteca, era nominato dal re;
– grammatici e filologi: annotavano e correggevano i testi.

In questo periodo si giunse probabilmente alla conservazione di ben 490000 rotoli.

C’è notizia del “fondo delle navi”: le navi che sostavano al porto di Alessandria dovevano lasciare i libri in loro possesso in cambio di copie degli stessi.

Poco dopo è stata istituita, in prossimità della biblioteca di Alessandria, una biblioteca più piccola che fungeva anche da spazio per la lettura: la Biblioteca del Serapeo.

I capo-bibliotecari (o sovrintendenti) che si sono susseguiti sono stati studiosi di grande prestigio:

– Zenodoto di Efeso (330 a.C.-260 a.C.): filologo greco;
– Apollonio Rodio (295 a.C.-215 a.C.): poeta egizio;
– Eratostene di Cirene (276 a.C.-194 a.C.): matematico, astronomo, geografo e poeta greco;
– Aristofane di Bisanzio (257 a.C.-180 a.C.): filologo e grammatico greco;
– Apollonio Ediographos (…-175 a.C.): grammatico greco;
– Aristarco di Samotracia (216 a.C.-144 a.C.): filologo e scrittore greco.

Ci sono notizie incerte sulla distruzione di gran parte della Biblioteca. La prima tra queste è un incendio che sarebbe avvenuto nel 48 a.C. in seguito alla spedizione di Gaio Giulio Cesare (101/100 a.C.-44 a.C.) in Egitto.

La nuova Biblioteca di Alessandria (Bibliotecha Alexandrina) è stata aperta nel 2002.

La Biblioteca di Pergamo

Nella stessa epoca della Biblioteca di Alessandria, godeva di enorme prestigio la Biblioteca di Pergamo, città dell’Eolide, al punto che le due biblioteche rivaleggiavano.

La Biblioteca di Pergamo è stata fondata da Eumene II (221 a.C.-160 a.C.) re di Pergamo (e quindi durante il II secolo a.C.).

Si dice sia giunta a conservare 200000 volumi su pergamena, materiale perfezionato dal grammatico e filosofo Cratete di Mallo (III secolo a.C.-II secolo a.C.). La pergamena consisteva in una membrana di pelle animale (agnello o vitello) non conciata e con collagene.

La struttura della biblioteca comprendeva una grande sala di lettura con al centro la statua di Atena, dea della saggezza. Venivano usati poi accorgimenti tecnici per fare circolare aria in modo che i testi si conservassero al meglio.

Roma: le biblioteche private

Le prime biblioteche importanti della repubblica romana sono state biblioteche private. Le maggiori sono state quelle di Tito Pomponio Attico (110 a.C.-32 a.C.) e Lucio Licinio Lucullo (117 a.C.-56 a.C.).

Attico è stato cavaliere romano, finanziatore e promotore culturale. Uomo di affascinante cultura, versato in filosofia e retorica, nella sua villa Tanfiliana costituì un vero e proprio centro di cultura dove era possibile anche usufruire della sua vasta biblioteca.

Lucullo è stato un importante militare romano. Nel 66 a.C. si ritirò a vita privata e godette dell’eccezionale ricchezza accumulata. La villa a Roma e le ville in provincia contenevano biblioteche molto fornite i cui volumi derivavano dai bottini di guerra. Le biblioteche erano strutturate secondo l’esempio della Biblioteca di Pergamo. Lucullo le rendeva disponibili anche ai letterati greci, che lì potevano trovare testi nella loro lingua.

Anche Marco Tullio Cicerone (106 a.C.-43 a.C.) aveva una biblioteca personale celeberrima ai suoi tempi. Dalle sue lettere, soprattutto quelle a Attico, è possibile dedurre come erano gestite le biblioteche romane. La complessità delle collezioni di testi era tale da esigere la gestione di un esperto oltre alla manovalanza composta da schiavi. Gli schiavi greci erano utilizzati per copiare i testi. Esisteva un catalogo che andava aggiornato e sussisteva un ordine che andava rispettato. Le acquisizioni avvenivano tramite gli amici e grazie al prezioso lavoro dei copisti. I libri potevano anche essere acquistati. Sono infatti gli anni delle prime librerie. Esse erano anche scriptorium in quanto i testi da acquistare venivano copiati.

Roma: la prima biblioteca pubblica

La prima biblioteca pubblica, a Roma, è stata istituita in epoca repubblicana a opera di Gaio Asinio Pollione (76 a.C.-5).

È stato Giulio Cesare ad avere l’idea di una biblioteca a Roma a uso pubblico. Il progetto prevedeva due biblioteche gemelle: una contenente testi greci, l’altra testi latini.

Asinio Pollione è stato politico, oratore e storico. Tornato nel 39 a.C. da una fruttuosa campagna militare, ha investito parte dei guadagni per far costruire, nei pressi del Foro, quella che è stata la prima biblioteca pubblica romana. La struttura doveva molto al progetto di Giulio Cesare: la biblioteca, infatti, fu divisa in due sezioni, una per i testi greci e una per i latini. La biblioteca era adornata di statue di autori famosi, tra i quali un vivente: Marco Terenzio Varrone (116 a.C.-27 a.C.), noto erudito e filologo.

Di questa biblioteca non è rimasto nulla.

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