Dalla traduzione alla localizzazione

Di industria della lingua si inizia a parlare dagli anni ’90. Lo sviluppo dell’informatica, la diffusione dei PC prima e l’esplosione di internet poi favorivano le occasioni di comunicazione interlinguistica e dall’altro cominciavano a porre problemi di adattamento e di traduzione per i produttori di software e hardware. Si sviluppò il cosiddetto settore GILT (Globalizzazione, Internazionalizzazione, Localizzazione, Traduzione): la globalizzazione richiede l’internazionalizzazione, cioè la progettazione dei prodotti per un potenziale uso al di fuori del mercato per cui sono stati progettati, per facilitarne la localizzazione, vale a dire l’adattamento alle esigenze e abitudini di utenti/clienti di altri paesi e regioni e la traduzione nelle loro lingue.

I prodotti oggetto di tali processi sono oggi i più diversi: oltre ai software e ai siti web questi vanno dalla pubblicità (televisiva, editoriale, ecc.) ai manuali d’uso di ogni genere, alle pubblicazioni mediche e scientifi- che, agli strumenti medicali, ai farmaci, alle etichette dei prodotti venduti sul mercato internazionale e tanti altri.

Oltre alla traduzione di grandi volumi di testi in tempi stretti, i servizi e prodotti dell’industria della lingua comprendono la localizzazione di applicazioni informatiche, media digitali, prodotti multimediali (CD- ROM, DVD, videogiochi) e siti web, la gestione di eventi multilingui, la gestione di banche dati terminolo- giche e di piattaforme per l’apprendimento linguistico. A questi si accompagnano lo sviluppo di dizionari elettronici, strumenti e programmi per la traduzione assistita e automatica, la revisione linguistica, la localiz- zazione, la terminologia/terminografia, il doppiaggio, la sottotitolazione scritta e quella orale attraverso si- stemi di riconoscimento vocale (respeaking).

Nell’aprile 2011, secondo le rilevazioni dell’internet services provider inglese Netcraft (http://news.netcraft.com/archives/category/web-server-survey), nel mondo risultavano circa 313 milioni di siti, di cui oltre un terzo attivi, con varie decine di miliardi di pagine web accessibili ai motori di ricerca.

Nell’era digitale, senza dubbio, l’inglese ha accentuato il suo carattere di lingua franca, soprattutto per la co- municazione tecnica e scientifica. Tuttavia uno dei fenomeni più rilevanti è l’espansione del traffico in linea in ambiti geografici in cui la lingua inglese (o americana) è meno conosciuta e molti segnali lasciano intrav- vedere che la posizione dominante dell’inglese su internet ha iniziato a erodersi (cfr. myGengo, 2009, p.2). Mentre nel 1998 le pagine in lingua inglese ammontavano al 75% del totale, nel 2005 erano già scese sotto il 45% (Unione latina, 2005).

Secondo la rilevazione periodica della società di ricerca Internet World Stats (IWS) (http://www.internetworldstats.com/stats7.htm) sulla suddivisione per lingua madre della popolazione online,

a   metà   del    2010    a    livello    mondiale    risultavano    connessi    quasi    2    miliardi    di    utenti. Di questi «solo» il 27,3 % è di lingua inglese, il 22,% di lingua cinese, il 7,8% di lingua spagnola, il 5,0% di lingua giapponese, il 4,2% di lingua portoghese, il 3,8% di lingua tedesca, il 3% di lingua francese, il 2,6% di lingua araba, il 2% di lingua coreana. La percentuale relativa alla lingua italiana che ancora nel 2008, con il 2,4% figurava tra le prime 10 a livello mondiale è scesa sotto il 2,0%.

La tabella seguente riassume i dati delle rilevazioni di Internet World Stats relative al numero degli utenti delle prime dieci lingue di internet dal 2004 al 2010 e comprende anche il T-index, indice elaborato dalla società di traduzioni Translated.net, basato sulla combinazione tra la popolazione internet e il relativo PIL pro capite, che aiuta a identificare le lingue utilizzate dagli utenti interessati ad acquistare servizi, prodotti o spazi pubblicitari su un determinato sito.

Utenti di Internet suddivisi per lingue T-Index
  2004 2006 2008 2010 2010
Totale 785.710.022 1.022.863.307 1463.632.361 1.966.514,816  
inglese 37,3 % ↓ 30,6 % ↓ 29,4% ↓ 27,3% 35,1%
cinese 12,5 % ↑ 13,0 % ↑ 18,9% ↑ 22,6% 10,7%
spagnolo 6,8 % ↑ 7,9 % ↑ 8,5% ↓ 7,8% 7,0%
giapponese 8,2 % ↑ 8,5 % ↓ 6,5% ↓ 5,0% 7,0%
francese 4,2 % ↓ 4,0 % ↑ 4,7% ↓ 3,0% 4,6%
tedesco 6,7 % ↓ 5,0 % ↓ 4,2% ↓ 3,8% 5,9%
arabo nd nd ↑ 4,1% ↓ 3,3% 2,6%
portoghese 2,8 % ↑ 3,2 % ↑ 4,0% ↑ 4,2% 3,5%
russo nd ↑ 2,3 % nd ↑ 3,0% 3,3%
coreano 3,7% ↓ 3,3 % ↓ 2,4% ↓ 2,0% 2,4%
italiano 3,6% ↓ 2,8% ↓ 2,4% nd 2,5%
nederlandese 1,7% nd nd nd 1,6%

Le tendenze più chiare sono insieme alla crescita esponenziale del numero degli utenti, il netto calo della percentuale dell’inglese (-10% dal 2004), la diminuzione più o meno contenuta delle lingue degli altri prin- cipali paesi industrializzati (giapponese, tedesco, francese e italiano), e la netta crescita del cinese (+10%).

Dagli anni ’90 il settore dell’industria della lingua cresce a una media annua del 10 % circa. Nel 2010, p. es., le oltre 25 000 imprese fornitrici di servizi linguistici (Language service providers, LSPs) attive nel settore hanno generato a livello mondiale un fatturato di oltre 26 miliardi di dollari (oltre 43 % in Europa) e si pre- vede una crescita a oltre 38 miliardi nel 2015 (commonsenseadvisory, 2010). Uno studio, invece, condotto per conto della Commissione europea ha previsto in Europa un aumento da 8,4 miliardi di euro nel 2008 (5,77 miliardi per traduzione, interpretazione, localizzazione di software e globalizzazione di siti web, 568 milioni per tecnologie linguistiche, 633 milioni per il settore della sottotitolazione e il doppiaggio, 1,6 milio- ni per l’insegnamento delle lingue e 143 milioni per l’organizzazione di conferenze multilingui) a 16,5 – 20 miliardi di euro nel 2015 (Commissione europea, 2009, p.3). L’Italia copre all’incirca un decimo del fattura- to europeo.

Dal 2006 l’attività del settore è normata dalla norma ISO 15038, ovvero norma UNI EN 15038 «Servizi di traduzione – Requisiti del Servizio» nella versione italiana.

Un fenomeno rilevante, legato alla diffusione del web 2.0 e dei social media è lo sviluppo di un universo della traduzione volontaria e gratuita a fianco di quella della traduzione commerciale. In particolare in conte- sti come quelli dei social network, del settore no profit e dell’open source dove gli utenti hanno un interesse personale a contribuire a migliorare il servizio, si diffondono anche nel campo della traduzione pratiche di crowdsourcing.

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