C’è una nuova traduzione in inglese della Bibbia ebraica

L’unica fatta interamente da un unico studioso, a partire dai testi originali in ebraico e aramaico.

«Leggo la Bibbia in ebraico da quando ero adolescente, e la bellezza della sua lingua mi si è rivelata in tutte le sue sfumature. Volevo provare a infonderne un po’ di più nella versione inglese»: è così che Robert Alter, studioso e critico letterario della Berkley University della California, ha finito per pubblicare una nuova traduzione della bibbia ebraica, appena uscita negli Stati Uniti per l’editore W. W. Norton. Sono più di tremila pagine in tre volumi, e ha richiesto ad Alter più di 20 anni di lavoro: è una delle poche persone della storia ad aver tradotto interamente da solo in inglese la Bibbia ebraica dall’originale in ebraico e aramaico.

Alter ha 83 anni e viene da una famiglia operaia di ebrei immigrati nel Bronx, a New York, dalla Lituania e dalla Romania. Da ragazzino conosceva giusto quel tanto di ebraico che aveva imparato alla scuola religiosa e nelle vacanze estive; crescendo si appassionò e lo imparò perfettamente. Così poté leggere la versione originale della Bibbia, la cosiddetta Tanàkh, cioè i testi originali in ebraico e in parte in aramaico, stampati per la prima volta dal rabbino Jacob b. Ḥayyim a Venezia tra il 1524 e il 1525.

La Tanàkh costituisce la fonte della cosiddetta Vulgata, cioè la traduzione in latino realizzata alla fine del IV secolo da Sofronio Eusebio Girolamo, segretario personale dell’allora papa Damaso I, che fu adottata come versione ufficiale dalla Chiesa cattolica. È anche alla base della versione ufficiale in lingua inglese, la Bibbia di re Giacomo, realizzata da 47 studiosi tra il 1604 e il 1611. È tuttora la versione della Chiesa anglicana e la più diffusa anche negli Stati Uniti.

La Bibbia ebraica tradotta da Robert Alter

Secondo Alter, la Bibbia di re Giacomo è una traduzione “magnifica”: la sua potenza e il suo valore artistico l’hanno fatta sopravvivere nel tempo, vincendo la concorrenza di versioni più moderne. Ma si tratta di un testo comunque migliorabile: ci sono errori di traduzione che abbiamo scoperto grazie ai progressi della filologia e dell’archeologia del Novecento, e soprattutto c’è una scarsa aderenza all’originale ebraico. È proprio constatando questa discrepanza che Alter iniziò dagli anni Settanta a tradurre passi dalla versione originale, inizialmente per citarli nei suoi studi, poi per pubblicarli come testi indipendenti a partire dalla Genesi, nel 1997.

Alter è infatti uno studioso della Bibbia da lungo tempo e nel 1981 pubblicò uno dei testi critici fondamentali sul tema: The Art of Biblical Narrative. In particolare invitava a considerarla non dal punto di vista religioso, come una rivelazione sacra, o storico, come un insieme di libri e testi cuciti insieme successivamente, ma dal punto di visto artistico. La sua teoria, all’epoca innovativa, era che una mente creativa avesse messo insieme e unificato accozzaglie di testi e storie precedenti, dandogli una coerenza artistica e narrativa. Alter definì questa figura “l’Arrangiatore”, immaginandolo come l’operatore del montaggio di un film.

Oltre a rispettare la struttura del testo ebraico, la Bibbia di Alter rimedia ad alcuni errori della Bibbia di re Giacomo. Alcuni sono di semplice traduzione, altri dovuti all’impostazione teologica cristiana, che si impose sulla purezza del testo.

Per esempio la parola ebraica nefesh viene tradotta come “anima”, quando può assumere di volta in volta significati diversi ma sempre legati all’aspetto fisico del corpo: può voler dire respiro, collo, gola, sangue o addirittura cadavere; certamente mai qualcosa di incorporeo e immortale. Un altro modo di procedere di Alter è esemplificato nella traduzione di un passo del Cantico dei Cantici, la composizione più lirica della Bibbia ebraica che racconta l’amore tra due amanti (e che è stata descritta come un’allegoria del rapporto tra Dio e i fedeli). Nella versione di Alter il verso My beloved to me is a bag of myrrh/Lodged between my breast (L’amato mio è per me un sacchetto di mirra / Passa la notte tra i miei seni) diventa A sachet of myrrh is my lover to me,/All night between my breasts, che non solo è più musicale ma sostituisce la prosaica parola bag (borsa) col più prezioso e orecchiabile sachet, bustina, sacchetto.

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