I venti libri più belli dell’anno. Dalla poesia ai classici, dai romanzi comico-cavallereschi a quelli storici, dai saggi alle antologie

Lara Ricci 21 dicembre 2018

Difficile scegliere tra i tanti, entusiasmanti libri di letteratura, poesia e saggistica letteraria che la “Domenica” ha selezionato e recensito quest’anno. Ve ne proponiamo venti (anzi ventidue), dalla poesia ai classici, dai romanzi comico-cavallereschi a quelli storici, dai saggi alle antologie. Un po’ per tutti i gusti.

Classici contemporanei
Si parte da Mario Vargas Llosa, il narratore col genio di Ariosto, come lo ha definito Nicola Gardini: lo scrittore peruviano, al pari di Flaubert o Faulkner e pochi suoi contemporanei è autore non solo di libri, ma di un’opera, di un universo di narrazioni. Ogni testo è parte di una rappresentazione maggiore che si costruisce leggendo i Romanzi che raccolgono una selezione della sua prosa (Vol. I e II, a cura di Bruno Arpaia, I Meridiani, Mondadori, pagg, CXL1638, € 80; pagg. CXL-1552, € 80)

Imprescindibile, in quest’anno in cui l’Italia si è riscoperta razzista, Toni Morrison, la scrittrice afroamericana che – mentre tutti la rinnegavano – ha saputo dare una voce forte e chiara alla necessità politica dell’estetica. Con lei la grande letteratura non è stata solo una porta spalancata sull’abisso umano ma anche uno strumento di denuncia della condizione dei neri. Di Morrison è uscita una selezione di Romanzi, a cura di A. Portelli, con uno scritto di M. Bulgheroni, trad. di F. Cavagnoli, S. Fornasiero, C. Spallino Rocca, Meridiani, Mondadori, pagg. 1664, € 80

Romanzi
Forse il primo romanzo di fantascienza comico, si potrebbe dire “all’italiana”, La galassia dei dementi del nostro collaboratore Ermanno Cavazzoni (La nave di Teseo, Milano, pagg. 666, €24,00) è ricchissimo per l’originalità dell’invenzione fantastica e della trasfigurazione ironica della realtà. Ambientato tra i colli Euganei, Bologna e Comacchio, resi irriconoscibili da un’invasione di alieni che nessuno ha capito da dove venissero e cosa volessero, raffigura un’umanità obesa e oziosa che occupa il tempo cercando di distrarsi, collezionando stupidaggini e manie cui attribuisce grandissima importanza. Ha delegato tutto ai robot. Robot con varie abilità e varia intelligenza su cui Cavazzoni proietta e amplifica i desideri e le mancanze dei loro costruttori, mentre gli automi immortali che avrebbero dovuto regolare il pianeta si sono ritirati offesi dall’indifferenza degli uomini. Lo si può leggere a molti livelli perché è accessibile nella sua comicità diretta e sfrenata e insieme raffinato per la sottigliezza di battute, ritratti, analisi, per lo specchiarsi nella tradizione cavalleresca del Pulci e dell’Ariosto.

L’idiota, della scrittrice turco-americana Elif Batuman (Trad. di Martina Testa, Einaudi, Torino, pagg. 432 € 21) è un romanzo da regalare in particolare alle giovani donne per la sua preziosa capacità di ritrarre le ragazze in tutta la loro spesso trascurata intelligenza. Esilarante e orginale, il racconto semi autobiografico si svolge ad Harvard e sa far rivivere i pensosi diciotto anni con tutta la loro impotente potenza. Un entusiasmante elogio dell’idiozia (ragionata)

È una storia vera quella diI bambini di Moshe, i settecento orfani della Shoah che l’ebreo galiziano Moshe Zeri ha radunato a Selvino e poi aiutato a rinascere da cittadini nel nuovo Israele (Einaudi, Torino, pagg. 393, € 32). Lo storico Sergio Luzzatto la racconta con la sapienza di un romanziere . Come ha scritto Giulio Busi la prosa “ha piglio e dignità letterarie, mossa com’è da frequenti cambi di tono e di prospettiva, e da una felice mescolanza d’interventi diretti, affidati a un ‘io’ autoriale vigile, nervoso, disinvolto, e di più pacati inserti storiografici ed esplicativi. E non meno riuscite le figure dei protagonisti, nelle loro pose, nelle vesti, nei volti e negli sfondi, che variano con il mutare delle circostanze e dei contesti geografici. Del resto, l’intero lavoro di ‘cucitura’ è eseguito in maniera magistrale ”. Un libro da guardare, oltre che da leggere. Perché la dimensione visiva, realizzata attraverso un corredo di rare foto d’epoca, dà sostanza e profondità alla prosa.

Non è mezzanotte chi vuole, di Antonio Lobo Antunes (trad. di Vittoria Martinetto, Feltrinelli, Milano, pagg. 416, € 22) è un romanzo delle ombre che interroga la sua stessa forma e che – spiega Elisabetta Rasy – con una prosa implacabile disorienta il lettore per riportarlo poi alla più complessa essenza della vita.

“L’inenarrabile narrato” è il titolo che avevamo fatto alla recensione di La Carne, di Emma Glass (trad. di Franca Cavagnoli, Il Saggiatore, pagg. 114, € 17) voce esordiente della letteratura inglese, che, secondo Teresa Franco: “ha la forza urticante dei capolavori. La carne, titolo originale Peach (letteralmente pèsca, dal nome della protagonista), squarcia il velo delle ipocrisie e dei cliché per parlare di ciò che nell’esperienza di una donna rimane inenarrabile: la violenza dello stupro, e la paura schiacciante di sentirsi sotto assedio. È difficile riassumere le qualità di un’opera tanto coraggiosa sia nella denuncia che nella sua costruzione immaginifica. Levità e densità sono principi direttamente proporzionali nella scrittura di Emma Glass che in poco più di cento pagine contamina la forma del romanzo con la poesia, e altrettanto sapientemente alterna il registro dell’orrore e del candore.”

Sudeste, di Haroldo Conti, ora tradotto da Marino Magliani (Exorma edizioni, Roma, pagg. 217, € 14) è secondo Vittorio Giacopini uno dei romanzi più affascinanti della letteratura argentina del ‘900 e ha come protagonista il delta, un asfissiante luogo dei luoghi.

Dal latino ai classici
Terzo volume di una serie che riscopre importanza e bellezza di una lingua che alcuni vorrebbero dismettere, dopo Viva il latino! E Con OvidioLe 10 parole latine che raccontano il nostro mondo del nostro collaboratore Nicola Gardini (Garzanti, Milano, pagg. 200, € 15) mostra come il latino non sia solo radici e fusto da cui si dirama il nostro pensiero, ma anche foresta. E lingua futura. Perché se è vero che sono le parole che formano la civiltà e ne segnano il tempo, quelle latine non hanno mai smesso di risuonare nell’inconscio di un’immensa compagnia internazionale. Partendo dai sensi originari di dieci vocaboli latini (arssignummodusstilusvolvomemoriavirtus, claritasspiritusrete), e delineando le successive metamorfosi nella lingua comune e nell’uso che ne fanno i grandi autori, Gardini realizza una vera e propria storia delle idee. E in un gioco di continue scoperte arriva a mostrarci come «il latino è lingua delle lingue che saranno». Noi siamo il futuro del latino e il latino è il nostro futuro.

In Donne e potere. Per troppo tempo le donne sono state messe a tacere, (trad. di Carla Lazzari, pagg. 112 € 15), Mary Beard, classicista fra le più influenti, spiega attraverso la letteratura antica perché la voce femminile è sottoposta a varie forme di soppressione. Com’è che, quando cercano di prendere la parola, le donne vengono ignorate, censurate, zittite, o devono fare i conti con mansplaining — la tendenza maschile a fornire accondiscendenti “spiegazioni” su ogni cosa a mogli, figlie, madri, sorelle, e colleghe? Un testo costruttivo: Mario Telò nella sua recensione sottolinea come “Beard osserva che trasformare le strutture del potere «significa…pensare in termini di collaborazione,…concepire il potere come un attributo e persino un verbo,…non un oggetto da possedere». Anche Penelope ed Eco esercitano potere senza possederlo (l’una ritardando astutamente la scelta di un nuovo marito, l’altra impartendo un diverso significato alle parole di Narciso). Ciascuna a modo suo, le donne private di una voce che Mary Beard ci presenta possono suggerire strategie, individuali o collaborative, per apparire, per farsi sentire — per trasformare un mormorìo in un potente clamore”.

Parla di amore hindu, tra eros e ascesiLa storia di Shiva e Parvati di Kalidasa (iv-v sec. d.c.), tradotta per la prima volta a cura del nostro collaboratore Giuliano Boccali (Marsilio, Venezia, pagg. 304, € 19). Uno splendido poema che rappresenta la visione tantrica della sessualità.

Nuova traduzione per ilJean Santeuil di Marcel Proust (saggio introduttivo di Andrea Caterini, traduzione di Salvatore Santorelli, Edizioni Theoria, pagg. 802, € 20) che Contini definì il «cartone preparatorio» di Alla ricerca del tempo perduto perché qui vi è già «quasi» tutto. Tranne il tempo perduto, spiega Raffaello Palumbo Mosca

Anche Le allegre madame di Windsor Re Lear, di William Shakespeare, hanno beneficiato quest’anno di una nuova versione italiana, la prima a cura di Nadia Fusini (Feltrinelli, Milano, pagg. 245, € 9), la seconda di Alessandro Serpieri, (Marsilio, Venezia, pagg. 460, € 20)

Poesia
La voce sconosciuta di Agota Kristof si può ora leggere nelle splendide, dure poesie che l’autrice perse lasciando l’Ungheria e ricostituì poi a memoria in vecchiaia (I chiodi, prefazione di Fabio Pusterla, traduzione di Vera Gheno e Fabio Pusterla, Casagrande, Bellinzona, pagg. 112, € 16). Testi scritti in ungherese, a differenza della prosa.

Historiae, di Antonella Anedda, “è un’opera armoniosa e complessa, forse la più alta di Anedda, capace di mostrare in una frazione di istante una verità e già di celarla, attirando con altri sussurri” scrive Nicola Gardini a proposito dell’ultima raccolta della poetessa romana di origine sarda (Einaudi, Torino, pagg. 104, € 11).”Mi fa pensare a quei forzieri orientali dai molti cassetti incastrati, dove al più interno si arriva solo dopo averne aperti alcuni secondo un ordine preordinato. Così qui si ha una gran desiderio di continuare ad aprire, di tornare indietro, di frugare, inseguendo un segreto che chissà dove l’artista ha depositato, e nella ricerca non si smette un momento di ammirare la perfezione dello scatto, la scorrevolezza delle parti, il nitore del disegno, e quel che ogni incavo contiene: linguaggi, piante, pietre, acque, sacchetti della spesa, un gatto”

In un succedersi di intuizioni sempre più sottili, i versi di Valerio Magrelli – ora raccolti in Le cavie, poesie 1980-2018 (Einaudi, pagg. 630, € 17), arrivano al teatro operatorio senza trucco e abbigliamento, senza canto, spiega Nicola Gardini, consigliando vivamente questa ricca raccolta

Dello stesso Gardini, poeta, pittore, saggista, è da poco uscito Istruzioni per dipingere (Garzanti, Milano, pagg. 108, € 15), versi solo apparentemente semplici, come le più belle equazioni della fisica che legano molti e lunghi fili, e riassumono la sua riflessione estetica e gnoseologica.

Antologie
Il nostro tempo, a parole: è una vastissima indagine su narrativa, poesia e scritture di frontiera degli ultimi trent’anni quella compilata dal nostro collaboratore Gian luigi Simonetti in La letteratura circostante. Narrativa e poesie nell’Italia contemporanea(il Mulino, Bologna, pagg. 454, € 29)

Saggistica
Sincerità, già la maschera! Finalmente pubblicato in italiano il saggio Sincerità e autenticità di Lionel Trilling. Il grandissimo critico letterario statunitense che, secondo Filippo La Porta, confonde meravigliosamente tutte le nostre idee sull’autenticità (introduzione di A.Tagliapietra, trad. e postfazione, di R.Ariano, Moretti & Vitali, pagg..252, € 18)

È un’iniziazione a Chomsky in tre brevi e chiari saggi quella contenuta in Il mistero del linguaggio. Nuove prospettive a cura di Matteo Greco (introduzione di Andrea Moro, Milano, Raffaello Cortina, pagg. 128, € 11)

Per chi si interessa di linguistica da non perdere anche il saggioL’italiano scomparso. Grammatica della lingua che non c’è più di Vittorio Coletti (Bologna, Il Mulino, pagg. 274, € 16

Perché scrivere? Saggi Conversazioni e altri scritti 1960-2013, apparso postumo, contiene le riflessioni critiche di Philip Roth (traduzione di Norman Gobetti, Einaudi, Torino, pagg. 450, € 22,)

Diari
Sono stati tradotti I diari(1947-1963) di Susan Sontag (a cura di David Rieff. Traduzione di Paolo Dilonardo. Nottetempo, pagg. 358, € 22). Qui la futura scrittrice e saggista, alle soglie dell’adolescenza e orfana da sette anni, dopo aver lasciato il cognome paterno per prendere quello del nuovo marito della madre cerca di abituarsi alla nuova se stessa: «Superficiale intendere il diario solo come il ricettacolo dei propri pensieri privati, segreti – come se fosse un confidente sordo, muto e analfabeta. Nel diario non mi limito a esprimere me stessa più apertamente di quanto potrei fare con un’altra persona: creo me stessa. Il diario è un mezzo per darmi un senso d’identità».

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